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Fisac Cgil Toscana
Numero 13
Gennaio 2017
di Paolo Cecchi - Il 18 e il 19 gennaio scorso, una delegazione della Fisac toscana ha incontrato a Magonza il sindacato DGB della Renania Palatinato nell’ambito della preparazione di una nostra iniziativa pubblica sul sistema bancario europeo da tenersi nella primavera di quest’anno.
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Le Assemblee congiunte dei lavoratori del Gruppo Banca Popolare di Vicenza delle province Toscane hanno espresso a larga maggioranza voto favorevole all’accordo sottoscritto il 16 dicembre 2016 riguardante l’accesso volontario di oltre 230 colleghi al fondo di solidarietà di settore.
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La Consulta
i referendum,
la legge elettorale,
il paese, il sindacato.
Fisac Graffiti - di Alessio Atrei
Si è svolto ieri mercoledi l’incontro con i vertici di Cari San Miniato da tempo al centro di trattative sotto la regia di Bankitalia con investitori in grado di rilanciarne il ruolo. Alla riunione, presenti AD, Presidente e Direttore della Banca, sono state confermate le notizie già pubblicate da più parti nei giorni scorsi e la previsione di una definizione in tempi abbastanza rapidi del nuovo assetto. Come Fisac abbiamo… leggi tutto.
a cura della Fisac Cgil Toscana
www.fisac-cgil.it/toscana
di Daniele Quiriconi
La Corte Costituzionale in queste ultime 2 settimane di Gennaio è stata il crocevia e l’arbitro di alcune scadenze politiche e sociali rilevantissime per il paese. L’ammissione dei 2 quesiti sui referendum promossi dalla CGIL sui Voucher e la responsabilità solidale negli appalti, rappresentano un discrimine importante rispetto al giudizio...
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EDITORIALE
FisacSostiene
Italia Germania...
In Banca Etruria siamo pronti al confronto con UBI
Qui tutti i numeri di fisac
sostiene
Bpvi: il voto
dei lavoratori
di Diego Viti
Un tavolo di trattativa per raggiungere, in tempi brevi, "soluzioni giuste e comunque su base volontaria". Victor Massiah ha indicato la strada che vuole percorrere per quanto riguarda gli esuberi e la forza lavoro nelle tre good banks.
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Italia - Germania... di Paolo Cecchi
Il 18 e il 19 gennaio scorso, una delegazione della Fisac toscana ha incontrato a Magonza il sindacato DGB della Renania Palatinato nell’ambito della preparazione di una nostra iniziativa pubblica sul sistema bancario europeo da tenersi nella primavera di quest’anno.
Complessivamente, il confronto avuto con le rappresentanze tedesche hanno consentito uno scambio molto approfondito sulle rispettive esperienze sindacali, in un contesto tanto complesso quanto difficile per le aziende di credito dei rispettivi paesi.
E’ emersa – in generale – una certa preoccupazione rispetto alla tenuta del sistema bancario, in presenza di una crisi economica che anche in Germania ha avuto riflessi significativi quantomeno in termini di aumento delle disuguaglianze sociali.
Da un punto di vista più prettamente politico, una certa apprensione ha riguardato la crescita di movimenti xenofobi e ultra nazionalisti che fanno della paura nei confronti dell’immigrazione e dei tratti deleteri della globalizzazione la chiave per acquisire consensi significativi in termini elettorali.
Nello specifico, la nostra delegazione ha innanzitutto incontrato la rappresentanza di IPSO (International and european pubblic Services organisation), il sindacato interno alla Banca Centrale Europea.
In quell’ambito, sono emerse le preoccupazioni rispetto alle difficoltà con cui quella sigla cerca un riconoscimento anche formale delle proprie prerogative di rappresentanza, in un contesto che finora ha visto la contrattazione individuale e il dialogo sociale gli insufficienti architravi che costituiscono il rapporto di lavoro in seno alla Banca centrale.
Inoltre, sono state confermate le voci che indicano un certo livello di conflittualità in seno alla vigilanza europea visto la presenza di modus operandi diversi tra le varie funzioni nazionali (segnatamente quella italiana, quella francese e quella del nord europa) nello svolgimento delle ispezioni nonché nell'interpretazi o ne di alcune fondamentali poste di bilancio delle banche oggetto di verifica.
Daniele Quiriconi, convenendo con le analisi svolte dai rappresentanti di IPSO, ha sottolineato i caratteri di difficoltà del sistema bancario toscano, epicentro insieme al veneto di profonde ristrutturazioni aziendali soprattutto a carico di istituti raficati storicamente sul territorio.
Il nostro Segretario ha ribadito gli effetti deleteri della crisi economica che, unito anche a molte scelte sbagliate da parte dei manager privati e anche dei regolatori pubblici, ha prodotto una sorta di esplosione di crediti deteriorati, la cui gestione risulta complessa e difficile. Inoltre, senza un cambio di verso della congiuntura, la questione dei fallimenti delle imprese “clienti” pare continuare ad alimentare un circolo vizioso avente come epicentro le banche.
Pur difendendo la gestione 'condivisa' degli esuberi dei lavoratori del credito, la Fisac ha comunque auspicato maggiore flessibilità nella soluzione dei problemi delle banche italiane da parte della BCE , anche in relazione alle esperienze del nord Europa che hanno visto un massiccio intervento di fondi pubblici.
Nel pomeriggio, si è svolta una tavola rotonda con il sindacato DGB partendo da uno studio sul sistema finanziario a cura dell’IMK, un istituto di ricerca che si occupa di analizzare la macroeconomia e la congiuntura.
Dall’illustrazione fatta dal ricercatore, con un focus riferito alla situazione italiana e tedesca, emerge ancora una volta la presenza di significative differenze interne al contesto europeo laddove i tassi di interesse riferiti ai debiti pubblici e a quelli privati risultano ancora distanti tra paese e paese nonostante gli sforzi di omogeneizzazione intrapresi dalla BCE. In proposito, è emerso, in relazione ai rendimenti negativi sui titoli di stato tedeschi, un incremento della domanda di immobili in Germania con una forte crescita dei prezzi delle case (a differenza ad esempio di quanto sta avvenendo in Italia).
Con riferimento al più specifico contesto bancario, l'esperienza tedesca si é caratterizzata da un massiccio intervento pubblico, avviato all'inizio della crisi, per il salvataggio delle piccole e medio banche (anche in Germania sono realtà molto numerose).
L'intervento si è esplicitato attraverso la creazione di Bad bank, di un fondo nazionale di garanzia nonché con veri e propri interventi diretti di capitalizzazione.
A detta del sindacato, a tutt'oggi i fondi pubblici ancora investiti nelle banche ammontano a circa 39 mld di euro e lo stato é ancora presente nella proprietà della maggior parte delle banche regionali.
Anche in Germania si é fatto uso di ammortizzatori al fine di accompagnare i lavoratori delle banche in crisi alla pensione anticipata; lo strumento del fondo di prepensionamento é stato attivato per il tramite di accordi di natura aziendale.
Infine, nel dibattito è emersa un'assoluta coincidenza di opinioni in merito alla necessità di ridurre gli stipendi dei manager, abnormi rispetto alla media dei salari dei bancari, anche al fine di consentire alle banche di incrementare le proprie dotazioni patrimoniali necessarie per gestire i rischi aziendali. Simmetria di analisi con la nostra delegazione anche in merito alle pressioni commerciali, in quanto modus operandi 'nocivo' nello svolgimento dell'attività bancaria che, oltre a produrre effetti deleteri sul risparmio, mina l'equilibrio contabile dei bilanci.
Come succintamente descritto, il confronto di esperienze svolto con gli esponenti della Dgb é stato interessante e costruttivo.
Il tutto costituisce solo e soltanto una premessa che dovrà svilupparsi ulteriormente, visto anche la complessità dei problemi dei lavoratori delle banche europee.
L'iniziativa che la Fisac sta costruendo per la prossima primavera rappresenta una tappa fondamentale di questo percorso.
FisacSostiene
di Alessio Atrei
La Consulta i referendum, la legge elettorale, il paese, il sindacato.
di Daniele Quiriconi
La Corte Costituzionale in queste ultime 2 settimane di Gennaio è stata il crocevia e l’arbitro di alcune scadenze politiche e sociali rilevantissime per il paese. L’ammissione dei 2 quesiti sui referendum promossi dalla CGIL sui Voucher e la responsabilità solidale negli appalti, rappresentano un discrimine importante rispetto al giudizio di una comunità su diritti, qualità del lavoro, responsabilità delle imprese.
Tanto più dopo anni in cui si è tentato di alterare il rapporto tra impresa e lavoratori, ridurre il lavoro subordinato a merce, considerare alla stregua di un qualsiasi rapporto commerciale quello tra un’azienda e il proprio dipendente.
Anni di forzature su “contratto individuale” ”deroghe contrattuali”, l’introduzione di nuove modalità temporanee di avviamento al lavoro, che hanno visto nei Ministri Sacconi e Brunetta gli alfieri di una campagna ideologica, non sono stati rovesciati, anzi, da un nuovo diverso, confuso quadro politico.
Resta l’amarezza per la non ammissione del referendum sull’art.18, la riflessione sulle pressioni esercitate sulla Corte, la contradditorietà di una decisione che smentisce precedenti pronunciamenti; tuttavia anche se più difficile, questa battaglia culturale prima che politica va combattuta.
La Corte ha emesso il suo verdetto anche sulla Legge elettorale, rispettando secondo alcuni le previsioni, ma soprattutto riconsegnando al parlamento il ruolo che gli è proprio cioè quello di legislatore.
Vedremo nelle prossime settimane come evolverà il dibattito politico, stretto tra le ambizioni personali di alcuni e il riposizionamento trasversale di altri.
Fin d’ora emerge una decontestualizzazione del confronto, una divisione in tutte le forze politiche (TUTTE NESSUNA ESCLUSA) per questioni inerenti ai poteri interni, alle alleanze, agli equilibri, con qualsiasi discriminante valoriale relegata in seconda fila.
E nella latitanza della politica l’economia e la riaggregazione dei poteri finanziari non sta ferma: si formano nuove aggregazioni, oligopoli, si mettono in discussione equilibri consolidati da decenni, si moltiplicano le scalate ostili dall’estero verso le nostre imprese, si allarga il mercato con regole sempre più light e “a la carte” e accordi che, le recenti vicende politiche mondiali, dalla Brexit all’elezione di Trump, tenderanno a scardinare ulteriormente.
Dubitabile che da un mercato selvaggio su scala globale e senza capacità regolatoria degli stati e, per noi, l’Unione Europea, certamente da riformare, i paesi deboli possano trarre vantaggio. Specularmente, credo che il cataclisma che investe il nostro settore imponga anche a noi di avere il coraggio di sperimentare soluzioni contrattuali nuove, magari a partire da nostre elaborazioni, ma senza rinchiudersi nelle certezze autoconsolatorie.
Personalmente poi, penso che senza una consistente riduzione degli orari, un settore come quello bancario, difficilmente potrà reggere a lungo difendendo il lavoro, con l’utilizzo degli strumenti contrattuali e di legge esistenti.
L’esperienza degli altri paesi europei peraltro, dimostra come siano stati assunte, in anni recenti, decisioni radicali per favorire il governo di processi sociali molto complessi ad accompagnare un intervento pubblico che, a partire dalla Germania, è stato ed è tutt’altro che breve.
Ridurre gli orari consentirebbe di redistribuire più lavoro e non semplicemente di prepensionare decine di migliaia di lavoratori e lavoratrici.
E’ la sfida che aspetta la FISAC.
Agueci "con UBI siamo pronti al confronto per il rilancio di Banca etruria"
dal Corriere di Arezzo
Un tavolo di trattativa per raggiungere, in tempi brevi, "soluzioni giuste e comunque su base volontaria". Victor Massiah ha indicato la strada che vuole percorrere per quanto riguarda gli esuberi e la forza lavoro nelle tre good banks.
Lo ha fatto a poche ore dalla sottoscrizione del contratto di compravendita con il fondo di risoluzione di Banca d'Italia, primo passo ufficiale del gruppo lombardo verso l'acquisizione di Banca etruria, Banca Marche e CariChieti.
Parole che, ovviamente, sono finiti sotto la lente dei sindacati. "Siamo pronti da tempo ad un confronto - sottolinea Maria Agueci, responsabile Fisac Cgil in banca etruria - E, in attesa di questo incontro, ribadiamo che nel contratto nazionale ci sono tutti gli strumenti per evitare delle ricadute non positive per i lavoratori.
Strumenti che devono essere concordati e che comunque non prescindono dalla base volontaria. Ben vengano i tempi rapidi, ma c'è una cosa di cui vogliamo parlare, ancora prima degli esuberi ed è il piano di rilancio della banca che UBI ha in mente. Noi vogliamo tornare a fare baracca, essere protagonisti del rilancio di questo istituto.
Ci sarà modo di parlare del personale e per quanto riguarda la riduzione dei costi non andiamo a cercarlo solo ed esclusivamente dalle parti dei dipendenti. Sì al contenimento dei costi -continua Agueci - siamo pronti a sostenere il dialogo, ma siamo anche ansiosi di conoscere quale sarà il nostro futuro.
Noi vogliamo fare banca e UBI deve sapere che siamo pronti a partire. Ma prima che di tagli, parliamo di lavoro.
Noi siamo pronti e l'abbiamo dimostrato in questi mesi: abbiamo lavorato sodo per la nostra clientela, per conservare il rapporto con il territorio. Il piano di rilancio deve avere al centro il dipendente, è questa la voce su cui investire, quella della professionalità.
Gli esuberi? Fino al luglio 2019 è prevista l'uscita di altri 150 colleghi e tanti altri sono andati via. I dipendenti di banca etruria sono poco meno di 1500 ed operano su un territorio molto vasto".
Per Maria Agueci bisogna partire da questi numeri, ma soprattutto "tornare a fare banca, parlare di rilancio e non di tagli".
Bpvi: i lavoratori di prato votano a favore degli accordi
di Diego Viti
Le Assemblee congiunte dei lavoratori del Gruppo Banca Popolare di Vicenza delle province Toscane hanno espresso a larga maggioranza voto favorevole all’accordo sottoscritto il 16 dicembre 2016 riguardante l’accesso volontario di oltre 230 colleghi al fondo di solidarietà di settore.
I colleghi Toscani hanno dato prontamente e con fermezza appoggio alle ipotesi che i propri rappresentanti sindacali si sono decisi a sottoscrivere.
Si e’ registrato un larghissimo consenso sui contenuti siglati, con solo pochi colleghi astenuti e soltanto pochi voti contrari.
Come organizzazione sindacale vogliamo ribadire, che pur soddisfatti delle condizioni di esodo volontario concordate e convinti dalla positiva proroga del Contratto Aziendale Integrativo, la discussione e il confronto su tutte le ricadute che la futura complessa ristrutturazione di questo Gruppo Bancario imporrà non potrà che continuare sul binario di un confronto che ponga al primo posto l’attenzione a quel fattore umano, i dipendenti, che nel gruppo bpvi come – purtroppo - in altre realtà bancarie si ritrova a dover pagare scelte fatte da livelli apicali che troppo spesso vediamo eclissarsi o passare ad altri istituti, lasciando dietro di loro le macerie.
I colleghi hanno apprezzato il lavoro svolto dalla Fisac assieme alle altre sigle del primo tavolo, consapevoli comunque che questo accordo è un primo passo per affrontare compiutamente e nel futuro prossimo il problema degli esuberi.
Nelle prossime settimane ancora una volta i dipendenti del gruppo BPVi in servizio sul territorio toscano saranno chiamati a partecipare, alla discussione ed alla mobilitazione per affrontare le inevitabili ricadute che la probabile fusione con Veneto Banca inevitabilmente produrrà anche nel nostro territorio.
Tutti avremo un’unica grande attenzione: mantenere sul territorio toscano la presenza di un gruppo importante come BPVi e del maggior numero possibile di posti di lavoro.
Non sarà un’impresa facile, ma storicamente i colleghi ex CariPrato hanno sempre dimostrato di rispondere presenti nei momenti importanti della storia della banca.
Carismi: siamo alla stretta finale?
Fisac Cgil Toscana
Si è svolto ieri mercoledi l’incontro con i vertici di Cari San Miniato da tempo al centro di trattative sotto la regia di Bankitalia con investitori in grado di rilanciarne il ruolo.
Alla riunione, presenti AD, Presidente e Direttore della Banca, sono state confermate le notizie già pubblicate da più parti nei giorni scorsi e la previsione di una definizione in tempi abbastanza rapidi del nuovo assetto.
Come Fisac abbiamo sottolineato le nostre preoccupazioni rispetto a nuovi piani industriali che possano determinare cambiamenti rispetto a quanto fin qui discusso con le organizzazioni aziendali dei lavoratori.
Come pubblicamente reso noto nei giorni scorsi comunque, a nostro giudizio, la mancata soluzione di mercato in tempi rapidi, deve prevedere un intervento di tutti quegli attori (anche pubblici) in grado di garantire la continuità aziendale, il radicamento sul territorio, la difesa dell’occupazione e quella dei risparmiatori.